Anonima Precaria
La «questione precaria» è sparita dall’orizzonte. Anzi sono i precari e le precarie ad essere spariti e sparite dall’orizzonte sociale e politico del Paese, dell’Europa, del Pianeta, dell’Universo o del Multiverso che sia.
Eppure il nostro pianeta è pieno di «cose», merci di vario prezzo e varia grandezza. Ne siamo pieni, di cose. Ovunque cose, cose cose. E sono i precari che costruiscono queste «cose», che portano «le cose» da una parte all’altra del pianeta, che servono quelli che dirigono le fabbriche (di qualunque sostanza esse siano fatte) dove altri precari costruiscono queste «cose».
Eppure i precari sono spariti, non esistono. Non hanno voce. Sono diventate «cose» anche loro?
Questa non è una rubrica. È uno spazio, un luogo.
Offriamo rifugio a tutte le le Cose Precarie.
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Ciao me presento sò Gigi, un giovane d’oggi.
C’ho diciannove anni, non uno de più, non uno de meno, non studio, non lavoro, non faccio niente, passo il tempo sui social. Me ne sbatto. Di tutto.
Sò un modello, una specie de esempio generazionale.
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In tutto ciò, in mezzo a sto gran casino, in mezzo a sta disperazione, in mezzo a tutte ste chiacchiere da baraccone, tanto inutili quanto i tovagliolini de carta der bar, quelli fini che te ce vo na cartiera de Fabbriano pe’ asciugatte na goccia de caffè sur mento, stamo incinti.
Cioè, a compagna mia sta incinta proprio, co a panza, er mal de schiena, e i doloretti. Io sto incinto de testa, co tutti i malesseri psicosomatici annessi e connessi. Le nausee a matina? Ce l’ho! Er mal de schiena? Ce l’ho! E cavije gonfie? Ce l’ho! So tipo er cavalluccio marino… cor vantaggio che, armeno, me posso beve na bira…
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Cara tipa del centro antiviolenza.
Lo so che sono sparita. Lo so che non devo essere neanche la prima che viene da te, che ti racconta qualcosa di orribile che le è successo a lavoro, qualcosa che vorresti denunciasse; so che non sono la prima che parla a raffica guardandosi i piedi, poi dà un pugno sul tavolo e ti piange di rabbia davanti, infine sparisce. Lo so che hai capito che non ho avuto il coraggio. Lo so che non ce l’hai con me.
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NAUFRAGIO. Buio pesto, mancanza di coordinate, perdi il timone, smarrisci la rotta. PANICO. Ansia, depressione, apatia ti prendono all'improvviso, si manifestano dal nulla apparente e iniziano a roderti dentro, t'incatenano al muro, dentro casa, congelano la tua razionalità e ti si abbattono addosso. ADDOSSO. Come una mina innescata nei meandri del cervello, un istinto sabotatore che ti invade conquistando poi l'integrità della tua salute e serenità mentale. E sembra che non hai scampo, che non hai il potere decisionale, che non puoi gestirlo.
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È passato un sacco di tempo
da quando, camminando,
parlavo coi miei piedi.
Decidevamo insieme.
Ma questa volta è diverso. -
Dopo qualche mese me so’ convinto, ok, ce provo, vado: chiedo il reddito de cittadinanza.
C’ho avuto tante resistenze, non me annava. No aspè aspè, già so che state a pensà:
che non lo volevo chiede perché non voglio esse un parassita e preferisco trovamme un lavoro perché so giovane e c’ho voglia de metteme in gioco e sgobbahahahahahahahhahah se se stocazzo!
A Momo piace...